martedì 31 luglio 2007

Per colpa di un accento

un tale di Santhià
credeva d'essere alla meta
ed era appena a metà.
(Gianni Rodari)

Gli accenti mi sono simpatici. Soprattutto mi sta simpatico l’accento inteso come “intonazione” “cadenza” piuttosto che il segno diacritico. (Anche perché con le tastiere giapponese e inglese mettere gli accenti sulle parole è un lavoraccio.)

Mi piace sentire le stesse parole pronunciate in maniera diversa, anche se non tutti gli accenti sono piacevoli.
Nell’appartamento sopra il mio abitano tre studenti, uno è nato in Cina, uno in Nigeria e uno nel Galles. Se parlo con tutti e tre faccio un po’ fatica a “sintonizzarmi” sui diversi accenti contemporaneamente. Il marito di una mia collega è irlandese, un’altra collega è americana, un altro sudafricano. L’accento indiano mi sta particolarmente simpatico, anche se spesso capisco molto poco. L’accento kiwi è buffo, a volte assolutamente incomprensibile (comincio a credere che certe espressioni che usano a fine frase siano dei codici segreti che devono essere pronunciati il più velocemente possibile).

Ma a me piace sempre di più l’accento kiwi e quasi quasi comincio ad imitarlo, mischiandolo con il mio accento italiano (anzi, camuno) e creando un mostro.

(Tutto questo discorso per dire che tutti devono amare gli accenti, perché fino a quando i miei studenti continueranno a giudicare il mio accento italiano molto “cool” mi verranno perdonate tutte le stupidaggini che dico ^-^; ).

La scorsa settimana il mio HOD (il “capo” del dipartimento) è venuto a una mia lezione. Quel giorno più di metà classe ha deciso di non dormire e di giocare a “la domanda più stronza”. Per fortuna è stato apprezzato il fatto che fossero così partecipi.

Ho notato che il cappottino arancione che ho comprato a Tokyo se indossato con gli stivali fa molto “signorina Rottermeier” . D’ora in poi so cosa mettermi per farmi rispettare.

sabato 14 luglio 2007

primi passi


Leggendo i consigli di Tokidoki nei commenti al post precedente, mi sa che ho gia' sbagliato tutto: la porta del mio ufficio e' sempre aperta, gli studenti vanno e vengono quando vogliono, anche se ci sarebbe un "orario di ricevimento" ufficiale. ^-^;
Sono sopravvissuta alla prima settimana, anche se ieri ero stremata. Uno dei due corsi ha solo 6 studenti, per il momento ne ho visto solo 4, un`ottima impressione, magari fra un po` propongo di trasferire le lezioni al bar.
L`altra classe ha invece una ventina di iscritti, una quindicina quelli effettivamente presenti. Sembrano piuttosto svegli. La " piu' brava della classe" si e` gia` palesata, preparattisima, fa domande precisissime e ha l`eta` di mio padre, e mi sento un po` in imbarazzo quando mi chiama "doctor". Pare che ricevere domande da parte degli studenti durante la prima settimana sia un evento rarissimo. Nelle due classi ci sono state domande e commenti fin dal primo giorno. Non so se esserne felice, preparo la lezione con l`ansia di domande a cui non so rispondere!

Ieri il macellaio mi ha chiesto se sono una studentessa, quindi adesso ho un macellaio preferito e comprero` carne ogni settimana da lui, anche se non la mangio (a patto che mi ripeta la stessa domanda ogni volta).

Domani andro` a visitare un centro di meditazione Thailandese, perche` offrono il pranzo, ovviamente.

Sto usando la tastiera giapponese, senza accenti (per questo ci sono gli apostrofi ovunque).

lunedì 9 luglio 2007

Si comincia!


Domani ci sarà la mia prima lezione. Spero che gli studenti siano indulgenti, io non lo ero affatto ai tempi dell`università.
Certo che passare da un paese, il Giappone, dove non puoi dare del “tu” quasi a nessuno, se non legato a te da strettissimi vincoli di parentela o di amicizia, a un paese dove gli studenti salutano un insegnante mai visto prima con “Ehi Zazie, come va?” è un bel salto.
(pensandoci neanche in Italia avrei mai osato chiamare per nome un insegnante).
Io mi sono sempre sentita un po` in imbarazzo nella formalità, quindi questa totale informalità mi fa sentire a mio agio. Sono certa che farò delle figuracce terribili con la pronuncia dei nomi (sempre se riuscirò a ricordarli…). E sarò costretta a chieder loro di non parlare a macchinetta con l’accento troppo stretto, o non potrò mai rispondere adeguatamente alle loro domande (o forse potrei usarle la pronuncia come scusa per non rispondere alle domande a cui non so rispondere).

sabato 7 luglio 2007

Scopri l`intruso


Uno scorcio della mia (serissima)scrivania in ufficio.

venerdì 6 luglio 2007

届きました!


Finalmente abbiamo di che coprirci!